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Cronaca Farindola

Processo Rigopiano, 3 i ricorsi da valutare per la Corte d'Appello: sentenza a febbraio

Iniziato all'Aquila il processo d'appello per la tragedia dell'hotel Rigopiano a causa della quale persero la vita 29 persone

Partito dopo le ore 9 di mercoledì 6 dicembre il processo d'appello per il disastro dell'hotel Rigopiano di Farindola che venne distrutto da una slavina il 18 gennaio 2017 con 29 vittime tra ospiti del resort e dipendenti.
Come riporta l'agenzia LaPresse, impossibile accedere in aula a persone diverse dalle parti in causa e i loro difensori perché si procede in camera di consiglio visto che la sentenza del primo grado è stata pronunciata in seguito di giudizio abbreviato.

Oltre una cinquantina le persone che hanno seguito l'udienza in aula: presenti i parenti delle vittime che indossano, come nel procedimento precedente celebrato nel tribunale di Pescara, le magliette con volti e nomi delle vittime. La sentenza è attesa per metà febbraio. Tre i ricorsi su cui dovrà decidere la Corte d'appello all'Aquila. Il primo ricorso è della procura della Repubblica che contesta le 25 assoluzioni, su 30 imputati, del primo grado della sentenza, emessa il 23 febbraio 2023 dal giudice per l'udienza preliminare, Gianluca Sarandrea, motivando la decisione sul fatto che la valanga era imprevedibile.

Il secondo ricorso è quello del sindaco di Farindola, Ilaro Lacchetta, condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione per omissione dell'ordinanza di sgombero dell'albergo. Il terzo ricorso su cui dovrà decidere il collegio della sezione penale della Corte, presieduta dal giudice Aldo Manfredi, è quello presentato da Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio. Il primo, ai tempi della tragedia, era ingegnere responsabile della protezione civile della Provincia di Pescara, condannato a 3 anni e 4 mesi. Stessa condanna per il secondo ingegnere Di Blasio. Entrambi sono ritenuti responsabili del "monitoraggio della percorribilità delle strade e alla pulizia notturna dalla neve", perché non venne recuperato uno spazzaneve. 

Le parole dei parenti delle vittime

"Speriamo tutti che si ribalti la sentenza che è stata pronunciata il 23 febbraio scorso. Ossia quello che la procura chiede e ha sempre chiesto da sempre". Lo ha detto Marcello Martella, padre di Cecila, 24enne dipendente del resort distrutto da una slavina il 18 gennaio 2017, una delle 29 vittime tra ospiti e dipendenti dell'albergo di Farindola. Le famiglie delle vittime, rappresentate dall'avvocato Romolo Reboa hanno presentato ricorso ad adiuvandum con quello della procura. "Aspettiamo la fine", hanno aggiunto altri familiari delle vittime. "Bisogna essere fiduciosi però nello stesso tempo abbiamo tanto dolore", ha concluso Diana Anniballi, mamma di Valentina Cicioni, altra vittima della tragedia.  

Il punto dell'avvocato Reboa

"Si era perfettamente coscienti che le persone non sarebbero potute uscire e andare via quella sera, dopo che la strada è stata ripulita e non sarebbero potute andare via contro la loro volontà perché la loro volontà era chiaro che sarebbe stata quella di andare via con la strada chiusa e questo a mio avviso, l'ho detto tante volte in aula a Pescara, adesso cercherò di ribadirlo, a mio avviso integra il reato di 'sequestro di persona' all'art. 605". Lo ha detto l'avvocato Romolo Reboa, a margine del processo in appello per accertare le responsabilità sul resort distrutto da una slavina il 18 gennaio 2017, con 29 vittime tra ospiti e dipendenti dell'albergo di Farindola. "Anche sulla discussione di oggi mi accorgo che avrebbero dovuto essere prospettate delle fattispecie di dolo eventuale secondo me sarebbe stato sarebbe stato molto più importante anche perché le condanne sarebbero state commisurate all'omicidio volontario e quindi sarebbero state molto più elevate e molto più giuste", ha concluso.

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